Racconto...di?


Quando apri la porta, con le infradito di corda chiara, e la tunica corta – non troppo, ed il corpo maturo, ma i capezzoli turgidi sotto, e il sorriso di quindici anni prima; e poi chiudi serena, ed insieme tenendoci per mano ci accompagniamo nella tua stanza, dove ogni quadro è musica, e lo specchio è carezza; quando a vicenda ci ascoltiamo a lungo, senza interrompere, preoccupati e sereni, tranne le pause in cui gli occhi si penetrano, per abbassarsi a guardare le mani e lasciare al silenzio la sua voce (ed è la voce dei ricordi fatti immagini, non solo parole: del ruscello che apre la roccia, del ramo che resiste nell’inverno chiuso fra mura e poi sboccia in tripudio di foglie e gemme e frutti a cui strappi la pelle con le dita, a cui succhi la polpa fino all’osso, che lambisci con grazia, per il suo più completo splendore; e di vento violento, di freddo, che si fa brezza lieve e quindi tiepido, dolce riposo); e poi riprendi il discorso più chiaro, con naturale racconto dei suoni, dei volti amici: di quelli vivi e di quelli perduti… e quando ancora adesso, senza temere, i nostri corpi si fanno mulino, che rende il grano e la farina pane, che rende un olio raro, che goccia, che gira la sua mola facendola cantare, e sembra – o forse è: chi mai potrebbe dirlo – rispondano posati sul balcone i pigolii più teneri, i voli più sereni… quando il respiro si muta nel grido, e il grido è meravigliato stupore: i muscoli catene della liberazione, le dita rete e le labbra che guizzano pesce e poi stella e poi occhi e poi cielo; e poi riposo, e poi passo spedito, leggero, tornando col tuo dono… allora lurido il volto del mondo che ci avrebbe voluto fare male con le sue risa con le sue parole, con quelle verità dette per dire, ma sempre ripetute per ferire, noi, tu lo sai, non lo lasciamo fuori: ma lo facciamo entrare; solo un momento, quel tanto che basta, per ridere di lui, e quel poco che serve per non doverne sopportare l’odore. Quindi ricominciamo a vivere, senza paure. Perché l’amore è la scelta più forte: comunque la migliore. (Schweigen)

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