allegra gioia...bellissimo


apelli rosso fiamma, occhi splendenti come zaffiri e un corpo tale da indurre al peccato, è la figlia dell’arcangelo Michael e di Lilith, regina degli Inferi. Deve la sua nascita a una profezia che la diabolica sovrana dei demoni è riuscita a estorcere al profeta Elijah. Ignara delle circostanze che hanno segnato i suoi natali, Cassandra viene allevata da un mortale, il cacciatore James Rowling, che fa di lei un’abile combattente per prepararla al compito che l’aspetta una volta che avrà raggiunto l’età adulta. Quando l’uomo che crede suo padre muore, la ragazza, con l’aiuto di Luce nelle tenebre, un pugnale magico, si mette alla ricerca del suo assassino, determinata a vendicarsi. La sua furia è devastante, la sua bellezza letale. Sarà nota a tutti come La cacciatrice rossa, la Nemesi dei suoi nemici A caccia Alastair entrò nel locale a mezzanotte in punto. Si guardò intorno, immobile come una statua, inalando l’aroma speziato di perdizione che lì dentro era particolarmente penetrante, poi si mosse. A passi lenti e misurati, quasi distratti, andò a sedersi su uno dei divani di pelle situati in un angolo appartato, da dove poteva avere un’ottima visuale delle ragazze che si esibivano. Non fece caso alle occhiatine ammirate di cui era oggetto, c’era abituato. L’aspetto era molto importante, curava ogni minimo dettaglio. Era un demone di millecinquecento anni, ma ne dimostrava trenta al resto del mondo. Alto, fisico possente e bicipiti gonfi, aveva capelli neri tagliati a spazzola, iridi grigie con screziature dorate e una bocca che invitava ai più sordidi peccati. Il bacio di Venere era affollato quella sera. C’era un vasto assortimento di umani: cocainomani, protettori, escort di alto bordo o semplicemente idioti desiderosi di provare quel brivido in più, assente in quelle loro vite piatte. Di brividi ne avrebbero trovati in abbondanza lì: quel night era il ritrovo della peggior feccia della Grande Mela. Poco gli importava: era in missione solo per lei. Era la femmina più conturbante su cui gli fosse capitato di posare gli occhi da almeno un decennio a quella parte. Il suo infallibile istinto gli diceva che sarebbe stata un’eccellente procacciatrice di anime. Con quel corpo sexy avrebbe attratto uomini e donne come una calamita. La rete era pronta, l’aveva intessuta alla perfezione. Questione di poco e la preda sarebbe caduta nella trappola. Sarebbe stata la sua trasformazione più riuscita, ne era sicuro. Sorrideva, pregustando già il momento, quando la protagonista di quei pensieri emerse dalla porticina laterale. Era stupenda. Il top aderente metteva in mostra un seno da urlo, la mini mozzafiato esaltava due gambe fasciate da calze a rete e le scarpe, dal tacco vertiginoso, slanciavano la leggiadra figura in maniera così divina che faceva venir voglia di saltarle addosso seduta stante, ma si trattenne. Sarebbe stata lei a fare la prima mossa, era sempre così. Si limitò a fissarla e fu ripagato quando lo sguardo della donna corse a cercare il suo. Erano due settimane che le faceva la posta, occupando lo stesso identico divano. Le rivolse un’occhiata ammirata, indugiando sulle forme prorompenti, quasi la stesse accarezzando. Da quella distanza, e con le luci soffuse, poté comunque scorgere le guance avvampare, non certo di timidezza. La ragazza gli rispose con un sorriso smagliante, consapevole, e stavolta non si limitò solo a quello. Con movenze da pantera andò dritta verso di lui. Nel procedere prelevò dal vassoio di una cameriera due bicchieri di vodka con ghiaccio. «Ciao, posso offrirti da bere?» disse. «Con piacere» accettò lui. Un luccichio rossastro gli apparve negli occhi grigi mentre afferrava il bicchiere e lo alzava verso di lei, che ricambiò la cortesia prima di sorseggiarlo. «Sono giorni che aspetto che tu ti decida a farti avanti, lo sai?» esordì la giovane. «Davvero?» ribatté il demone. «Sì, ma visto che non ti decidi, ho pensato di prendere io l’iniziativa. Spero non ti dispiaccia!» «Nemmeno un po’» la rassicurò. «Perfetto. Io sono Cassie, tu come ti chiami?» chiese, curiosa. «Alastair MacCormick, per servirti» dichiarò inclinando brevemente il capo. «Adesso devo esibirmi, Alastair, ma se ti va dopo lo spettacolo potremmo passare un po’ di tempo insieme, che ne dici?» gli propose. «Non c’è problema, possiamo andare in giro a divertirci per tutta la notte» replicò l’immortale regalandole uno dei suoi abbacinanti sorrisi, che ovviamente non mancò di fare colpo. «Veramente io avrei in mente un divertimento di tipo più orizzontale» ammiccò Cassie avvicinando le labbra a quelle del demone e posandovi sopra un bacio. Lui non rispose. Le mise una mano intorno al collo e le infilò la lingua in bocca, esplorandola fino a farla gemere. Quando mise fine al bacio gli occhi della ragazza brillavano di eccitazione. «Non ti muovere, torno subito» mormorò la femmina con voce roca per il desiderio. «Contaci, piccola» assentì Alastair, guardandola mentre lei si alzava e scompariva dietro una porta. Qualche minuto dopo lo speaker annunciò lo spettacolo più atteso. Sulle note di una musica sensuale Cassie, illuminata dalla luce dei riflettori, salì sul palco al centro del quale spiccava un palo d’acciaio. Il suo corpo cominciò a muoversi sinuoso, al ritmo della canzone. Ogni mossa era studiata per eccitare il pubblico, per infiammarlo di desiderio. Nessuno riusciva a staccarle lo sguardo di dosso, nessuno voleva perdersi un solo momento della provocante esibizione. Cassie aveva occhi solo per Alastair mentre si muoveva su e giù lungo la pertica, liberandosi dagli indumenti strato dopo strato. Quando rimase nuda un boato serpeggiò nel night, poi s’inchinò e sparì dietro le quinte, seguita da una caterva di fischi. Non impiegò molto a cambiarsi, cinque minuti più tardi raggiunse l’uomo e lo afferrò per una mano, conducendolo fuori. Non percorsero molta strada. La ragazza abitava in un piccolo appartamentino a un solo isolato dal night-club. Il demone non lasciò alla ragazza il tempo di chiudere la porta che le fu subito addosso, sbattendola contro il muro. Spinse il corpo possente su quello morbido di lei, che rispose in maniera altrettanto febbrile, poi si appropriò della bocca morbida mentre la denudava. Rimase sorpreso dal trasporto che sentiva verso quell’umana. In tutta la sua lunga esistenza non gli era mai capitato nulla di simile. Si era sempre limitato a godere del rapporto sessuale che preludeva alla trasformazione, ma quella femmina lo eccitava fino a fargli perdere la ragione. La prese lì, sulla parete, perdendosi in quel calore che bruciava più delle fiamme dell’inferno. La ragazza arse insieme a lui. Stava per sorgere l’alba. La donna si era assopita. Era bellissima abbandonata al sonno. Alastair la svegliò con un bacio e lei aprì gli occhi. Cassie gli sorrise, stiracchiandosi, poi gli allacciò le braccia intorno al collo e gli si mise a cavalcioni con un movimento repentino, splendida nella sua nudità. Il demone le accarezzò le natiche, muovendo le mani sulla schiena in movimenti circolari che la fecero rabbrividire, ma stavolta non si lasciò catturare dalla lussuria, aveva i minuti contati. «Devo dirti una cosa…» esordì senza smettere di accarezzarla. «Tutto quello che vuoi, baby!» ribatté Cassie chinandosi a baciarlo sul collo. «Voglio che noi due stiamo insieme, ma…» s’interruppe volutamente. «Ma?» lo incalzò la giovane, mettendosi dritta e guardandolo fisso. «Anch’io non chiedo altro Alastair, credo di essermi innamorata di te sin dal primo momento in cui ti ho visto. Sono disposta a qualunque cosa pur di essere tua» dichiarò, convinta. «Ne sei sicura? Qualunque cosa?» tergiversò il demone in maniera studiata. «Sì!» annuì lei. «Bene, allora ti dirò la verità. Io non sono umano, sono un demone, e l’unica maniera per stare insieme è che tu diventi come me» confessò. Si aspettava una crisi isterica o una sfrenata ilarità, invece Cassie si limitò al silenzio, ma non sembrava né sorpresa, né impressionata. Aggrottò la fronte, perplesso. «Strana reazione la tua, mi aspettavo scetticismo o almeno un po’ di paura. Cosa ti passa per la testa?» le domandò. La ragazza sorrise, maliziosa. «Sto pensando a tutto quello che potremo fare insieme, noi due, con poteri illimitati e un’esistenza da immortali». Alastair non aspettava altro. La sua bocca si allargò in un sorriso trionfante, poi davanti agli occhi attenti di Cassie, le sue unghie si allungarono fino a diventare artigli. Con uno di essi s’incise il petto, aprendo un piccolo squarcio. Dalla ferita sgorgò la sua linfa vitale, di un blu intenso, con sfumature argentate. Cassie guardò quel liquido quasi con reverenza. «Cosa devo fare?» chiese istruzioni. «Bevi!» ordinò lui. La donna si abbassò sul torace del demone, mettendo le mani ai lati del cuscino, poi avvicinò la bocca alla ferita. Alastair chiuse gli occhi, in attesa di assaporare il magico momento in cui la nuova adepta avrebbe succhiato il prezioso liquido che l’avrebbe risvegliata a nuova vita. Non fu il dolce movimento di quelle labbra, tuttavia, che avvertì su di sé, ma un dolore talmente devastante da farlo urlare, preda di sofferenze atroci. Aprì di scatto gli occhi. Dal suo petto spuntava l’elsa cesellata di un pugnale. «Ti presento Luce nelle tenebre, coglione!» sibilò Cassie, l’espressione dura. Ogni traccia di lussuria era sparita dal suo sguardo. «Per tutti i demoni dell’inferno! La cacciatrice rossa?» annaspò Alastair con voce sofferente. «In persona, bello» annuì la donna. «Sei stata maledettamente in gamba, Cassandra!» si complimentò l’immortale, il corpo pietrificato dall’incantesimo emanato dall’arma. «Ti ringrazio, detto da una creatura millenaria è un gran complimento» lo schernì lei. Fece scattare la mano e affondò il pugnale più in profondità, strappando un nuovo gemito di dolore. «Adesso voglio che tu risponda a una domanda. Il modo in cui te ne andrai dipenderà solo da te. Sappi solo che io non ho nessuna fretta». «Che vuoi sapere?» chiese Alastair con voce tirata. «Sei stato tu a uccidere James Rowling?» Il demone la fissò dritto negli occhi per un lungo momento, le sue iridi non avevano nulla di torbido. «No» sospirò. Cassandra inveì, preda della frustrazione. Il bastardo aveva detto la verità, nessuno era in grado di sfuggire al suo dono. O alla sua maledizione, dipendeva dai punti di vista. Sapere quando le persone mentivano non era una bella cosa, soprattutto quando si trattava di amanti. O amici. «Merda!» imprecò. Tutte le ricerche che aveva svolto fino a quel momento non erano approdate a nulla. Si chiese per quanto tempo avrebbe dovuto ammazzare mostri, prima di trovare qualche indizio. Si chinò sul letto ed estrasse il pugnale dal petto del demone, pulendolo con un lembo del lenzuolo. Lasciò Alastair lì, tempo qualche minuto e della creatura infernale non sarebbe rimasto che cenere. Si rivestì con calma, sciacquandosi persino il viso e pettinandosi i capelli. Recuperò il borsone con i vestiti, già pronto nel fondo dell’armadio, e si avviò alla porta. «Ciao stronzo, ci si rivede all’inferno!» lo salutò senza nemmeno voltarsi. Cassandra s’incamminò nell’alba, il prezioso pugnale appartenuto al padre assicurato in un fodero sotto la giacca di pelle. Un altro demone era stato rispedito al mittente, un altro nome era stato depennato dalla lista, ma la strada da fare era ancora lunga, c’erano pesci più grossi da catturare. La prossima tappa sarebbe stata il Texas. Uno dei suoi contatti le aveva detto che Adam Connors, l’Al Capone dei vampiri, era rispuntato a Snyder, e pareva che i suoi succhiasangue fossero particolarmente famelici. Connors era uno dei nominativi che comparivano nel diario di suo padre, una vera primula rossa e un gran figlio di puttana. Gli dava la caccia da due anni ormai, ma fino a quel momento non era ancora riuscita a beccarlo, visto che si spostava in continuazione. Adesso, a quanto pareva, era arrivato il momento della resa dei conti, ma prima doveva perquisire la tana del demone appena ucciso. Sapeva dove si trovava, lo aveva pedinato per settimane prima di uscire allo scoperto. Non dubitava che le avesse detto la verità quando aveva affermato di non essere stato lui a uccidere James, ma non era una cattiva idea spulciare tra le sue cose. Da una perquisizione accurata potevano spuntar fuori cose molto interessanti. A volte bastava un insignificante dettaglio per trovare il bandolo della matassa. Ghignò, soddisfatta. Ogni missione portata a termine l’avvicinava alla vendetta. Non aveva dubbi che prima o poi si sarebbe ritrovata faccia a faccia con il mostro che l’aveva privata dell’affetto più caro. Era stata addestrata per combattere, era pronta. L’avrebbe stanato e avrebbe messo fine alla sua esistenza una volta per tutte. (tratto da Red Passion- Nemesi)

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